venerdì 11 luglio 2008

Il primo passo per la privatizzazione degli atenei

Una volta pubblicato il DPEF (documento di programmazione economica e finanziaria), il nuovo governo ha messo in tavola le sue carte ed ha tracciato il futuro dell'università. Il punto fondamentale è il progetto di trasformazione delle università in "fondazioni di diritto privato". Il che è un bene, come ricordano in molti, in troppi. Il che è un bene per fin troppa gente e la cosa torna ad avere un odore strano, quasi si trattasse di qualcosa di cui non fidarsi, sembra un pò una fregatura in effetti. Andiamo per passi allora. Una fondazione di diritto privato è
"un ente privato senza finalità di lucro", che ha a disposizione un patrimonio da destinare a determinati scopi. La fondazione è costituita da un fondatore, ma anche da più persone congiuntamente o da più persone giuridiche. Le fondazioni vengono solitamente costituite per l'amministrazione di lasciti, da parte di persone facoltose, che verranno poi impiegati secondo le volontà del mecenate che le ha costituite. La fondazione è un ente che è dotato di una propria organizzazione e di propri organi di governo; usa le proprie risorse finanziarie per scopi culturali, educativi, religiosi, sociali, scientifici o altri scopi di utilità pubblica. Come ogni organizzazione anche la fondazione deve dotarsi di uno statuto, ovvero, un insieme di norme che ne regolino l'attività.
La Università non sarà più proprietà statale e diventerà dunque un'organizzazione privata in grado di prendere autonomamente le decisioni sulla propria gestione, ad esempio le tasse. Così si nel Corriere della Sera, si augurano:
"speriamo a questo punto libere di stabilire il livello delle tasse universitarie"
evidentemente ignorando il concetto dell'autonomia universitaria ed il fatto che gli atenei hanno già moltissimi strumenti per autoregolare le proprie tassazioni. Pensate a chi dobbiamo la nostra informazione. Un università non pubblica coinciderà con un aumento vertiginoso delle tasse, con una sostanziale miglioria (nemmeno troppo diffusa) delle strutture e con l'aumento degli stipendi dei professori

Tasse Universitarie: ABBIAMO VINTO!

Dopo sette Facoltà occupate, dopo una lunga mobilitazione, è arrivato il momento della resa dei conti
Lo scorso 10 Giugno il Tavolo Tecnico di Ateneo, riunitosi per analizzare i dati pervenuti dalle dichiarazioni ISEE degli studenti, ha concluso i suoi lavori: la nostra mobilitazione ha costretto l’Ateneo ad ammettere i suoi errori, a proporre una nuova fasciazione per il prossimo anno e, soprattutto, a restituire i soldi presi in più agli studenti.
Dall’analisi dei dati definitivi è stato confermato quanto diciamo da oltre un anno: più di 20000 studenti si sono ritrovati in fascia massima (2000 euro), i due terzi di coloro che erano in fasce intermedie hanno pagato più degli anni precedenti e il gettito totale derivante dal pagamento delle due rate previste dall’attuale fasciazione avrebbe portato l’Ateneo ad un ingente sforamento dei limiti di legge (la contribuzione studentesca, infatti, non può superare il 20% dei Fondi Ministeriali). Con queste premesse, il Tavolo Tecnico ha corretto la fasciazione per il nuovo Anno Accademico che, tuttavia, continua a prevedere tasse troppo elevate per l’iscrizione ad un’Università che si dichiara pubblica. Malgrado questo, siamo riusciti ad ottenere importanti risultati: è stata creata una “Fascia Zero” (0 – 17500 euro ISEE) che prevede il pagamento del minimo imposto dalla Legge (200 euro); la contribuzione sarà totalmente progressiva, tutelando le fasce più basse e le fasce intermedie pagheranno importi notevolmente inferiori (ad esempio, chi quest’anno aveva un’ISEE di 50000 euro, con il nuovo sistema pagherà circa 1200 euro). La restituzione che chiedevamo sarà effettuata, per tutti gli studenti attualmente iscritti all’Ateneo Fiorentino, al momento del pagamento della Prima Rata delle Tasse Universitarie per il prossimo Anno Accademico, che verrà ridotta di circa l’80% proporzionalmente alla fascia di appartenenza. Nel processo di restituzione non sono ancora stati considerati gli studenti che hanno conseguito o conseguiranno la Laurea durante quest’anno; la motivazione è incomprensibile visto che anche loro, come gli altri, hanno subito gli effetti di questa irragionevole fasciazione. La questione è, tuttavia, ancora aperta e non intendiamo cedere. In uno scenario nazionale in cui l’Università italiana è continuamente sotto attacco, vittima di disattente azioni di Governo, di pericolose limitazioni dei diritti fondamentali di noi studenti e di assurde politiche di gestione degli Atenei, nel quadro di una continua mercificazione del sapere e di fantomatiche Riforme della Didattica, siamo riusciti ad ottenere un risultato importantissimo, grazie alla partecipazione attiva di tutti coloro che hanno sostenuto la nostra lunga mobilitazione.

sabato 5 luglio 2008

La manovra dell'ignoranza

Nella manovra economica predisposta dal governo della destra quasi un terzo del totale dei tagli di spesa previsti (circa 30 miliardi), ricade sulla scuola: 8 miliardi di tagli, 150.000 posti di personale in meno in tre anni. Mai, nei 150 anni della sua storia, la scuola pubblica italiana aveva subito tagli tanto pesanti. Essi sono tali da mettere in discussione nell’immediato il semplice funzionamento delle scuole e la loro qualità e, nel breve-medio periodo, l’esistenza stessa della scuola pubblica. Il tutto mentre si annunciano finanziamenti a chi frequenta la scuola privata.

Per l’attuazione di questi tagli si prevedono classi più numerose, orari scolastici ridotti, drastico ridimensionamento del sostegno all’handicap, interventi non meglio precisati sul segmento di eccellenza del nostro sistema scolastico (la scuola elementare) che fanno pensare a tagli al tempo pieno e al ritorno al maestro unico, riduzione se non annullamento dei corsi per adulti ecc.

Non è un azzardo affermare che il governo sceglie di risanare il Bilancio dello Stato non attingendo all’oceano di denaro delle rendite finanziarie e dell’evasione fiscale, bensì a spese dell’ignoranza delle attuali e delle future generazioni dei cittadini italiani.

I tagli avvengono su un sistema scolastico già in difficoltà che oggi non è in grado di corrispondere adeguatamente alle esigenze della società, che non promuove più mobilità sociale: una scuola cui lo stato lo Stato destina già oggi risorse di gran lunga inferiori rispetto a quelle dei paesi più avanzati. I tagli avvengono in un Paese caratterizzato da pesantissimi ritardi culturali e da arretratezza nei livelli di istruzione che rischiano seriamente di comprometterne il futuro. A un Paese che ha bisogno di più scuola con insegnanti sempre più qualificati, la destra risponde nella direzione esattamente opposta: tagli senza precedenti a risorse e insegnanti con irridenti promesse a questi ultimi di aumenti stipendiali.

Ma con questa micidiale manovra contro la scuola pubblica la destra sembra perseguire un obiettivo strategico preciso: quello di “privatizzare” il sistema pubblico dell’istruzione.

Ben presto, infatti, le singole scuole, non avendo risorse pubbliche sufficienti per funzionare autonomamente, sarebbero costrette a chiedere risorse a genitori ed enti privati. Si realizzerà così un sistema di scuole privatistico e della disuguaglianza: scuole ricche per ricchi in grado di pagare alte contribuzioni per l’istruzione dei figli e scuole meno qualificate o completamente dequalificate per gli altri. Con questi tagli alla scuola la destra sembra voler inaugurare il suo progetto di società: una società che deve essere dell’ignoranza per essere senza democrazia. Sarà necessaria una discesa in campo di tutta la scuola e di tutta la società per impedire questa sciagurata deriva che, sessant’anni dopo, cancellerebbe la Carta costituzionale.