giovedì 27 novembre 2008

LA SCUOLA SI FA…STRADA

sabato 29 novembre giornata di mobilitazione nazionale

in difesa della scuola pubblica

Contro la L. 169 (…. maestro unico)

Contro la L. 133 (…. i tagli )

Contro il disegno di legge Aprea

(… definitiva cancellazione della scuola della Repubblica)

PORTIAMO IN PIAZZA LA NOSTRA SCUOLA!!!

Lezioni in piazza

Scuole del centro storico_ore 10.00 Piazza Ghiberti

arte e musica, arabo, astronomia, improvvisazione teatrale

IC Montagnola Gramsci_ore 10.00 Piazza dell'Isolotto

origami, musical, pittura biologica...mostra sul tempo pieno

E nelle strade...

Bagno a Ripoli_ore 9.30

Un'ABCiclettata: B.a Ripoli,Antella,Ponte Niccheri, Grassina A/R

ore 11.30 Antella Ginko Yamada conduce il coro dei bambini

Circolo 11_ore 10.00

Passeggiata da Piazza delle Cure a Campo di Marte

Genitori del Liceo Artistico_ore 14.30

passeggiata luminosa in centro

30 novembre, Scuola Città Pestalozzi_ore 14.30:

Lettura itinerante degli articoli della Costituzione

PARTECIPATE TUTTI

CON CARTELLI, STRISCIONI…

domenica 23 novembre 2008

APERITIVO A SCIENZE DELLA FORMAZIONE

Assemblea di Facoltà

LUNEDì 24 Nov. ORE 11:00 AULA MAGNA durante l'orario dell'assemblea sono sospese le lezioni ALL'ASSEMBLEA SI PARLERà DELLA MOBILITAZIONE E DEL DOCUMENTO PRODOTTO DAGLI STUDENTI

sabato 8 novembre 2008

Interrvento di Sc. della Formazione all'Assemblea Nazionale di Firenze del 8 Novembre 2008

Credere che la riforma della scuola sia la solita riforma per risparmiare o per far si che un altro ministro entri nell’albo d’oro dei riformatori, sarebbe un errore di analisi della situazione politica italiana, che non solo ci condurrebbe ad una sconfitta certa, ma che ci farebbe di gran lunga sottovalutare una situazione che complessivamente si caratterizza come una nuova e profonda ondata reazionaria. Il nostro intento è quello di condurre una battaglia smascherando il progetto complessivo che sta dietro anche ai provvedimenti in materia di formazione universitaria e scolastica. È evidente che con la modifica dei provvedimenti in materia di formazione va di pari passo lo smantellamento del mercato del lavoro, con la distruzione del contratto nazionale attraverso il federalismo: d’ora in poi non ci sarà più alcun contratto nazionale a difendere lo stipendio di un lavoratore. È qui che si inserisce il provvedimento sulla scuola e l’università che vuole eliminare il valore legale del titolo di studio. Se i titoli non valgono più a livello nazionale, neanche i contratti nazionali possono essere stipulati. Più nello specifico ci pare che la classe al potere, gli industriali con alla testa Berlusconi e il Governo, hanno voluto ulteriormente ridimensionare la contraddizione insita nello sviluppo della scienza e della tecnica: lo sviluppo delle forze produttive, infatti, esige una grande diffusione di conoscenze e del metodo per acquisirne via via di nuove (il metodo critico-scientifico); da cui insorge la contraddizione tra cultura e potere, tra sfruttamento del lavoro e presa di coscienza dello sfruttamento. Per quanto la classe dominante impoverisca i contenuti della scienza ed utilizzi arbitrariamente la storia, deve tuttavia insegnare le tecniche per la comprensione della storia e della società, funzionali poi a comprendere anche la propria condizione di classe, che una volta acquisita, entra in conflitto con la falsa coscienza trasmessa dalla classe dominante. La conclusione è chiara: la scuola è un terreno di lotta proprio perché contiene le contraddizioni presenti nell’ideologia dominante che si ritorgono prima o poi proprio contro la classe che domina l’apparato scolastico. Il Governo ha chiara questa cosa e vuole distruggere questi luoghi dove si costruisce questa coscienza, cioè la scuola e l’Università, per questo tutti i cittadini devono prendere parte a questa battaglia. È per noi utile e possibile parlare di una organica riforma della scuola, ma una vera riforma richiede complessi processi di elaborazione, con il coinvolgimento degli operatori della scuola e soprattutto investimenti e risorse. L’intera manovra invece si basa su tagli, non deriva da una riflessione sui processi formativi della scuola, ma rappresenta il frutto delle misure inserite nel capitolo della legge finanziaria estiva (L. 133/2008) denominato “Contenimento della spesa per il pubblico impiego”. È conseguente che la manovra Gelmini non è fatta per riformare la scuola ma per tagliare la spesa pubblica nella scuola. La logica è, quindi, quella profetizzata da Calamandrei al III° Congresso dell’Associazione a difesa della Scuola Nazionale l’11 febbraio 1950, di dequalificare e destrutturare la Scuola Pubblica Statale ripristinando una scuola di classe, Chi vorrà per i propri figli un’istruzione adeguata sarà costretto a pagare le rette delle scuole private, dal momento che con questi tagli la scuola pubblica non potrà garantire i servizi e la qualità che ad oggi gratuitamente fornisce a tutti i cittadini. Il ritorno al maestro unico è pedagogicamente sbagliato, in quanto richiede all’insegnante di essere un tuttologo in una società complessa ed eterogenea che ha scoperto che la formazione di base è molto più importante di quanto si credeva in passato. Le strategie per insegnare la matematica, la lingua straniera e l’italiano non possono essere tutte uguali, ma necessitano specificità difficilmente formabili in un’unica figura. Un maestro unico che è sintomatico di uniformità, i bambini imparano che esiste una sola figura di riferimento, un unico capo, la visione di un unico modo di pensare che il maestro trasmette, quando sappiamo dalla psicologia evolutiva che tra i 6 e i 10 anni è fondamentale moltiplicare le figure di riferimento per la formazione di una personalità più forte e sicura. La stessa Università sarà accessibile solo a chi potrà sostenere l’esponenziale crescita delle tasse universitarie che oscilleranno tra i 6.000 e i 10.000 euro l’anno. Infatti con la loro trasformazione in fondazioni saranno soggette al diritto privato e non a quello pubblico che ad oggi stabilisce un tetto massimo per le tasse universitarie. Rispetto all’estensione della valutazione in decimi per le scuole elementari, la questione non è se sia più o meno giusto il voto, ma quanto è a monte e all’interno di esso, l’implicito ed esplicito patto educativo su cui si crea l’interazione fra docente e alunno, la condivisione delle mete da raggiungere. Ricorrere al voto anche con i bambini costituisce un mezzo per scavalcare la complessità della relazione educativa scambiando serietà con severità. Solo una scuola che contenga la cultura generale (o generalista) è formativa; l’utilizzo del libro di testo unico non solo è un rischio per la storia quale la conosciamo, si rischia un monopolio della cultura devastante per lo sviluppo di coscienze critiche, ma impoverisce anche la libertà di insegnamento. È formativa poi una scuola che sintetizzi lo sviluppo della capacità di lavorare manualmente (tecnicamente, industrialmente) con lo sviluppo delle capacità del lavoro intellettuale. La scuola non deve cadere nella subalternità e nella “passività intellettuale”, solo così ogni cittadino futuro lavoratore può essere creativo e dare il suo contributo al miglioramento del processo produttivo e alla sua organizzazione, ed in generale alla società tutta. Nell’immediato con la realizzazione della così detta riforma e dei tagli, da settembre le famiglie italiane ed in particolare le donne dovranno affrontare spese di non poco rilievo: - con la riduzione dell’orario della scuola di base (8:30-12:30) le famiglie, e soprattutto le madri rinunciando al loro lavoro, dovranno farsi carico dei figli, a meno che non possano permettersi di pagare istituzioni private o baby-sitter. - Se molti plessi scolastici periferici e istituti di piccole dimensioni saranno chiusi, saranno le famiglie e gli Enti Locali (ma solo se avranno le risorse) a dover provvedere al trasporto dei bambini - Se decine di migliaia di precari verranno di fatto “licenziati” è facile prevedere che i costi sociali accentueranno la crisi economica in cui versa il paese. Concludiamo il ragionamento stigmatizzando tre punti:primo, questa politica non è in continuità col passato, anche se i diciassette anni precedenti gli hanno aperto la strada, ma si caratterizza come un intervento autoritario, che ripete in farsa la politica classista del fascismo, che si inserisce con altri provvedimenti in un progetto di smantellamento della democrazia in Italia; secondo, la questione formativa (scolastica ed universitaria) è una questione di classe, non riguarda solo gli studenti, ma tutta la società, tutti i lavoratori; terzo, la battaglia da condurre non è sul piano meramente normativo, ma è battaglia culturale nella società. La sconfitta di oggi viene da lontano gli studenti non possono vincere da soli così come gli insegnanti ed i ricercatori, la battaglia deve essere portata fuori dalle istituzioni educative e deve diventare una battaglia di tutta la società. Vogliamo, infine, che alla scuola pubblica statale sia riconosciuto quel ruolo fondamentale di guida della cultura e della promozione sociale, ricca di valori propositivi e positivi, così come sancisce la nostra Costituzione. Viviamo la scuola come opportunità di auto realizzazione offerta a chiunque, come concreta attuazione del principio di uguaglianza consacrato dalla nostra Costituzione. Parafrasando Stefano Benni, noi oggi stiamo combattendo una battaglia di idee. Se riusciremo a vincerla avremo ancora un futuro, per noi, per coloro i quali sono bambini adesso, per le future generazioni. Se questa battaglia di idee la perderemo non ci saranno più né vinti, né idee. Per questo riteniamo che anche gli ultimi provvedimenti del Consiglio dei Ministri del 6 novembre non rispondano alle esigenze espresse dal movimento; appaiono piuttosto come un tentativo di dividere e disgregare un movimento che pone esigenze che vanno ben oltre una mera riduzione del taglio previsto dalla legge 133. Un tavolo di confronto è possibile solo se coinvolge tutta la società. Chiediamo all’Assemblea Nazionale di mandare ai giornali un comunicato che contenga questo messaggio, chiaro ed inequivocabile scuola-università-lavoro-prospettive sono parte di un tutto che oggi è impostato in un modello che non ci piace e che viene esasperato dai provvedimenti varati, e che il ripensamento su questi deve essere a 360°, iniziando cancellando queste leggi, compreso l’ex Decreto 137 ora legge 169.

lunedì 3 novembre 2008

APERITIVO A SCIENZE DELLA FORMAZIONE

Giovedi 6 dalle ore 19:00 alle 23:00 Aperitivo nel chiostro della facoltà via parione 7 musica e teatro